domenica 16 gennaio 2011

Ancora su Favara e i linticchieddi. E' passato un anno ma non è cambiato nulla. Foto.

Nel post precedente ho raccontato la storia di Chiara e Marianna, della loro famiglia e della loro comunità. Morirono nel crollo della loro abitazione, un anno fa. Abitazione fatiscente come tante - ancora oggi - ce ne sono nel centro storico di Favara, paesone a pochi chilometri da Agrigento. Queste abitazioni - che potrebbero crollare da un momento all'altro - sono ancora lì, abitate. Non si capisce perchè le isituzioni facciano poco o nulla per trovare una soluzione abitativa alternativa. Eppure a Favara già dieci anni fa erano pronti 56 alloggi popolari mai assegnati e ora inservibili a causa delle devastazioni subite. Eppure a Favara, 35 mila abitanti, hanno costruito - abusivamente - per una cubatura che potrebbe dare ospitalità a 100 mila persone. L'unica soluzione prospettata - avversata giustamente da tutti - è stata quella del Governatore della Sicilia Raffaele Lombardo che ha proposto - udite udite - lo svuotamento del centro storico e la costruzione - naturalmente in periferia - di una new town! Intanto i linticchieddi continuano a vivere in quei tuguri, tenuti ai margini della società e che se non fosse per la benemerita azione di una associazione che si chiama Avodic e che è guidata da Angela Lentini non saprebbero - e in moltissimi casi non sanno - come mettere insieme il pranzo con la cena. L'Avodic, che esiste da 10 anni, sopravvive grazie al contributo di qualche privato e al volontariato di una decina di operatori che prestano la loro opera a titolo completamente gratuito. Assistono soprattutto i bambini, fanno il doposcuola, offrono un servizio mensa e il venerdì distribuiscono buste con la spesa. Ma non è sufficiente. Per questo mi permetto - a chi ne avesse voglia e possibilità - di intivarvi a contribuire anche con una piccolissima somma. Si può fare sia devolvendo il 5 per mille che con una elargizione una tantum. Questo è il loro codice Iban: IT3350102082931000300076301. E queste qui sotto sono le foto di alcune abitazioni nel centro storico di Favara abitate dai linticchieddi.


Camera da letto (abitata) e portafinestra senza vetri
 

Mancano i vetri (particolare)

Ambiente unico: cucina, camera da letto e garage. E bagno in camera.

Stesso ambiente da un'altra angolazione. In quel divano letto dormono in quattro. E accanto c'è lo scooter.

Favara, centro storico

Favara, centro storico. Il quartiere dei linticchieddi.

Favara, centro storico. Dove giocano i bambini dei linticchieddi.

Favara, scorcio del centro storico.

Favara, ancora uno scorcio del centro storico popolato dai linticchieddi.

Favara, centro storico.

Favara, centro storico, il parco giochi dei linticchieddi.

Favara, particolare del centro storico.

Favara, centro storico. Parcheggio condominiale.

Favara, centro storico. Impianti a norma.

Favara, centro storico. Dove il ritiro della spazzatura si fa muro a muro.

Favara, abitazioni del centro storico.

Favara, altre abitazioni del centro storico.

Favara, centro storico. Palazzina pericolante. Non ci sono transenne. Ci passano gli adulti e i bambini.

Favara, centro storico. Palazzina abbandonata?

Favara, centro storico. Particolare palazzina abbandonata (?). Il soffitto è crollato.

Favara, centro storico.

Favara, centro storico.

Favara, centro storico. Da quei cavi pendenti passa la corrente.

Favara, centro storico con cavi elettricità.



Favara, centro storico. Casa di linticchieddi. Particolare dell'armadio in camera da letto. Ci vivono in sei.

Favara, centro storico. Casa di linticchieddi. Camera da letto.

Favara, centro storico. Casa di linticchieddi. Camera da letto. Particolare.

Come sopra.

Favara, centro storico. Casa di linticchieddi. Interruttore.

Favara, centro storico. Lui abita lì, con i genitori e tre sorelle. Una è incinta e il prossimo mese si sposa.

Come sopra. E' la mattina del 14 gennaio. Lui dovrebbe stare a scuola.

martedì 30 novembre 2010

Favara 23/1/2010. Nel crollo della loro palazzina morirono Chiara e Marianna, di 3 e 14 anni. Erano sorelle. A oggi nessun responsabile, nessun colpevole. E una perizia voluta dalla procura di Agrigento accusa: quella casa andava abbattuta e non doveva essere abitata

Favara, via del Carmine 7
Quella di Chiara e Marianna è una storia triste. E triste è la storia di Giuseppe, Giuseppina e Giovanni: padre, madre e fratello di Chiara e Marianna. Morirono, Chiara e Marianna, schiacciate dai detriti della loro casa di via del Carmine 7, a Favara. Era il 23 gennaio. Giovanni si salvò per miracolo, così come i genitori. Quella casa venne giù perchè era fatiscente, non abitabile. Eppure la famiglia Bellavia viveva lì. Avevano acqua-luce-gas-telefono. Pur non essendo abitabile in quella casa c'erano delle regolari utenze. A distanza di dieci mesi da quella tragedia ora conosciamo una verità. Contenuta nelle 30 pagine della perizia tecnica (procedimento penale 177/10) affidata dalla procura di Agrigento - l'inchiesta coordinata dal procuratore capo Di Natale e dall'aggiunto Fonzo è seguita dalla pm Lucia Brescia - a due esperti. In sostanza, scrivono i periti, quella casa non doveva esistere, andava abbattutta da tempo. E, soprattutto, non doveva essere abitata. Nella zona di via del Carmine - scrivono i tecnici - nell'arco di 30 anni sono state demolite o sono crollate 14 abitazioni. Case costruite senza criterio in un fazzoletto di terra e addossate le une sulle altre. Da scartare - sostengono - l'ipotesi di una variazione volumetrica del terreno. Significa che gli edifici erano semplicemente fatiscenti. Significa che si reggevano gli uni sugli altri. E significa ancora che il venir meno delle altre costruzioni ha finito per essere concausa del crollo dell'abitazione di Chiara e Marianna. Per ben due volte, nel 2001 e nel 2002, sono state presentate denunce circostanziate di pericolo abitativo. Mai a nessuno che sia venuto in mente di ordinare lo sgombero. Per questa vicenda - l'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo - nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. Non ci sono responsabili. Eppure, già due giorni dopo il crollo, una informativa dei carabinieri invitava a valutare le eventuali responsabilità di ben sette soggetti. Oggi la famiglia Bellavia ha una nuova casa acquistata con i fondi donati al comitato nato sull'onda emozionale della tragedia. Il padre continua a non avere un lavoro stabile o continuativo che lo costringe (e con lui la sua famiglia)  in uno stato di indigenza non degno di un paese civile. Disperato, Giuseppe Bellavia, non più tardi di cinque giorni fa è andato a schiantarsi con la sua auto contro il portone del comune nella centralissima piazza San Giustino. Era ubriaco e lo ha fatto - ha detto - perchè voleva che il sindaco lo aiutasse a trovare un posto di lavoro.
A Favara, purtroppo, i Bellavia non sono i soli a vivere ai margini della società e sotto la soglia di sopravvivenza. Sono in tanti, li chiamano linticchieddi, piccole lenticchie. Sono gli ultimi, visibilissimi, ma che in tanti non vogliono vedere rendendoli di fatto invisibili. Fino a quando non arrivano le tragedie che ce li rendono in tutta la loro reale drammaticità.

mercoledì 24 novembre 2010

Che confusione. Sarà perchè ti amo, rospo!

Elezioni
Che confusione/ sarà perchè ti amo/ E' un'emozione/ che cresce piano piano. E via di strofa in strofa e di rima in rima. Molti di voi lo sapranno, cantano i Ricchi e Poveri. Che nel nostro Paese sono sempre di meno, i Ricchi, e molti di più, i Poveri. Ma qui - intendo i nostri politici, salvo alcune eccezioni - sembra non fregargliene niente a nessuno. Non è di questo però che voglio parlare. Bensì della confusione politica che, ahimè, non promette nulla di buono. E rischia di far scivolare il Paese nel baratro. Provo a ragionare. A quanto pare il governo Berlusconi - salvo colpi di scena imprevedibili - è al capolinea. A quanto pare un esecutivo tecnico o frutto di ribaltone è ipotesi peregrina. Non restano, se Napolitano lo riterrà, che le elezioni. E qui, come si dice, la cosa si fa succosa, gustosa, drammaticamente seria e confusa assai. L'unica coalizione certa, al momento, sembra essere quella formata da Pdl (quel che resta) e Lega con l'appoggio de La Destra di Storace per un totale di suffragi pari al 39,8% (27,1+12,3+0,4), stando a un sondaggio pubblicato dal Corsera il 22 novembre. Poi viene l'incerto, l'insondabile. Che fa il Pd? Si allea con Vendola e Di Pietro o preferisce l'uddiccì di Casini con futuristi e Api? La butto lì: Casini ha detto "mai con Vendola e Di Pietro" e poi è andato davanti ai cancelli della Rai a viale Mazzini a chiedere alla ditta FazioSaviano di ospitare non solo gli eutanasisti ma anche chi è a favore della vita. A naso - ed evito di annoiarvi con temi quali la bioetica, la Ru486, i finanziamenti pubblici alle scuole private cioè cattoliche - direi che il Pd sarà costretto a dire di no a Pierferdi con grande dispiacere. Del Pd stesso intendo. Per non parlare dei finiani che lo hanno detto in tutte le salse di essere alternativi - culturalmente e programmaticamente - alla sinistra. Di Rutelli non dico perchè la penso come Guzzanti figlio. Quindi, riepilogando, il Pd - malgrado tutto - sarà costretto a fare comunella con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro per un totale di suffragi pari al 39% (24,5+6,6+7,9), la fonte è sempre la stessa. A questo punto il terzo polo si coalizza e Fli, Udc, Api e Mpa raccattano il 14,7% (7+6,2+1,1+0,4). E fino a qui ci siamo. Certo, i sondaggi sono sondaggi e le elezioni sono un'altra cosa. Ma uno scenario del genere porterebbe inevitabilmente - al netto delle soprese che ci riserverà il porcellum di Calderoli - a un governo Pdl-Lega-TerzoPolo. Insomma, staremmo da capo a dodici. Per rinnovare e rilanciare il Paese occorre sparigliare. Fossi nei panni del leader Pd la farei finita con i tentennamenti, direi subito con chi mi alleo e poi me la gioco. Stando attendo agli scivoloni. Perchè questo governo ha rifinanziato la missione in Afghanistan solo per sei mesi e non vorrei che a giugno, in caso di vittoria del centrosinitra ci si riprononesse il noto copione.... Ecco, avete capito.
E vola vola si sa/ sempre più in alto si va/ e vola vola con me/ il mondo è matto perché...
E ora in cucina!

CODA DI ROSPO SU CREMA DI ZUCCA AI PORCINI CON PIOPPINI E PANCETTA (per 4 persone)
  • 600g di coda di rospo o rana pescatrice (quattro tranci di un etto e mezzo)
  • 400g di zucca
  • 30g di funghi porcini secchi
  • 250g di funghi pioppini
  • 50g di pancetta tesa affumicata
  • 125ml di crema fresca (panna liquida)
  • olio extra vergine di oliva
  • aglio
  • rosmarino
  • sale
  • pepe nero
Mondate la zucca, lavatela e fatela a tocchetti. In una pentola bassa e larga mettete un po' d'acqua (zucca al vapore!) che aromatizzate con uno spicchio d'aglio, un rametto di rosmarino e gli scarti dei pioppini che avrete puliti e sciacquati. Cuocete la zucca al vapore. In un pentolino scaldate dell'acqua, spegnete e ammollatevi i funghi porcini. In un contenitore versate la zucca e i funghi e un po' dell'acqua di cottura della zucca filtrandola con un colino. Passate al mixer fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiustate di sale e pepe. Sciacquate i pioppini. In una padella antiaderente scaldate dell'olio con uno spicchio di aglio. Versate i pioppini e saltateli fino a cottura. Regolate di sale e pepe. In un'altra padella antiaderente, che avrete scaldato a fiamma vivace, lasciate andare la pancetta che avrete tagliato a listarelle. Non aggiungere olio o altro. Quando la pancetta sarà diventata croccante mettetela nella carta assorbente e tenetela da parte. A questo punto asciugate i tranci di coda di rospo, infarinateli leggermente e fateli andare su una padella dove avrete fatto scaldare un filo d'olio. Fateli cuocere qualche minuto per lato fino a quando non saranno dorati. Intanto versate in un pentolino il composto di zucca e porcini a fiamma moderata. Aggiungete la quantità necessaria di panna liquida e amalgamate fino a che non otterrete una crema. Siamo pronti per impiattare. Mettete la crema a specchio nei piatti, aggiungete la pancetta e condite con un filino d'olio. Ora montateci sopra i tranci di coda di rospo sui quali verserete i pioppini ben caldi. Guarnite con un rametto di rosmarino e regolate di sale e pepe. Se volente ancora un filino d'olio e oplà.

Vino: Manzoni bianco Igt

martedì 9 novembre 2010

La gru e i gamberi


La gru
 Da un paio di settimane sei immigrati, a Brescia, vivono a diverse decine di metri da terra, su una gru. Qualche chilometro più a ovest, a Milano, altri immigrati si sono invece arrampicati in cima alla torre ex Carlo Erba, in via Imbonati. Stanno lì dal 5 novembre. Staccando l'ombra da terra  - felice titolo di un bellissimo romanzo di Daniele Del Giudice, correva il 1994 - si stanno rendendo ulteriormente conto di quanto strano sia il nostro Paese. Che si esalta per i successi oltre oceano dei nostri migranti - tipo Cuomo - ma che in casa proprio lo straniero non lo vuole, proprio no.
Gli immigrati di Brescia e quelli di Milano, tanto per sgomberare il campo dagli equivoci, non stanno lì perchè sperano di essere scritturati dal Grande Fratello o dall'Isola dei famosi. No, assolutamente. Stanno lì perchè vorrebbero vedersi riconosciuto il diritto al lavoro e il permesso di soggiorno. Quei migranti lì sono semplicemente lavoratori. E per questo non fanno notizia. Rappresentano la punta di un iceberg fatto da almeno 50 mila persone che si sentono prese per i fondelli da una sanatoria farsa e per la quale hanno pure pagato. Una sanatoria, quella del 2009, pensata per far emergere i lavoratori dal nero e dalla clandestinità ma che però si rivolgeva soltanto a due categorie, colf e badanti. Tagliando fuori, di fatto, la stragande maggioranza dei lavoratori.
Le associazioni che in queste settimane si sono attivate sono concordi nel sottolineare che il pagamento di una tassa di 500 euro (mica bruschette), la dubbia esclusione di chi ha precedenti espulsioni e l'attivazione di reti criminali diffuse per lo sfruttamento e l'estorsione dei cittadini stranieri hanno generato un mostro sociale, culturale e giuridico. "Gli immigrati privi di permesso di soggiorno sono un milione in tutta Italia - dice Shukri Said, presidente di Migrare-Osservatorio sul fenomeno dell'immigrazione - Occorre pensare a una soluzione generale che solo una vera sanatoria può assicurare, certo non limitata ad alcune categorie di lavoratori".
Mi pare già di sentirle le obiezioni: "servono le regole!". E io sono d'accordo. Ma vogliamo concentrarci sulla funzionalità di tali regole e non sulla sola valenza repressiva? Perchè una sanatoria solo per colf e badanti? E di quelle migliaia di lavoratori stile Brescia e Milano che ne facciamo? E le imprese, dove attingeranno la manodopera?
Di fronte a queste domande e di fronte alla richiesta di aprire un tavolo di confronto la reazione dello Stato è la seguente: non si tratta. E di fronte alla pacifica manifestazione di chi, sotto alla gru, a Brescia, testimoniava solidarietà ai lavoratori la reazione della polizia è quella che potete vedere cliccando qui: carica!
Stiamo calmi, per favore.

COUS COUS DI VERDURE CON GAMBERONI IN CROSTA (per 4 persone)
  • 250g di cous cous precotto
  • 1 peperone giallo
  • 1 peperone rosso
  • 4 carote medie
  • 4 zucchine medie
  • 1 melanzana
  • 250g di ceci già lessati
  • 1 cipolla bianca
  • 1 bustina di zafferano
  • 2 cucchianini di curry
  • 1 manciata di coriandolo
  • pepe nero
  • 1 peperoncino
  • sale
  • olio extra vergine di oliva
  • olio di semi di mais
  • 12 gamberoni
  • pangrattato
  • timo
  • 1 radice di zenzero
Lavate, mondate e tagliate a tocchetti non piccoli le verdure (peperoni, carote, zucchine, melanzana). Mettetele da parte. In una padella grande (io solitamente uso una wok) mettete l'olio e la cipolla tagliata a fette sottili. Fate rosolare. Aggiungete le spezie: peperoncino, pepe nero, coriandolo. Lasciate insaporire il soffritto e versate le carote e i peperoni. Aggiungete dell'acqua già bollente e lasciate andare a fuoco moderatamente vivace per circa venti minuti. A questo punto buttate dentro i tocchetti di melanzana e via per altri 5 minuti. Ora le zucchine. Fate trascorrere 10 minuti ancora e mettete in padella anche i ceci precedentemente scolati. Aggiustate di sale, regolate la fiamma. Le verdure, è importante, devono stufare. Quando pronte - croccanti o molto cotte - avranno comunque formato un sughetto leggermente velato.
A parte, intanto, avrete preparato il cous cous versando i grani in acqua bollente dove avrete fatto sciogliere il curry. Lasciate assorbire l'acqua, aggiungete un filo d'olio e sgranate.  Sistemate il cous cous in un piatto da portata formando un anello (al centro andranno le verdure).
A questo punto le verdure saranno cotte. A fiamma bassa versare la bustina di zafferano, mescolare e regolare di sale e pepe. Spegnete e lasciate riposare.
In una ciotola mischiate il pangrattato con il timo (un rametto), un pizzico di sale, e una grattata di zenzero. Sgusciate i gamberoni lasciando le teste attaccate e avendo cura di rimuovere operando una incisione quel filino nero che si vede (il budellino) che lascia un sapore amaro. Passate i gamberoni in un'altra ciotola dove avrete versato dell'olio di oliva, impanateli (ma non le teste) e friggeteli velocemente in una padella dove avrete fatto scaldare l'olio di semi di mais. Scolate i gamberoni su carta assorbente. A questo punto versate le verdure al centro del piatto da portata, con il sughetto irrorate il cous cous e posizionate sopra i gamberoni in crosta di pane.

Vino: Chardonnay Sicilia Igt

lunedì 1 novembre 2010

Lucciole e Lanterna. E la puttanesca (con basilico)

Lucciole

 Graziose e puttane, a Genova, hanno le ore contate. E anche i loro clienti. Tra una decina di giorni - ora in più, ora in meno - entrerà in vigore la faticosa ordinanza firmata martedì dal sindaco Marta Vincenzi. Da quel momento sarà vietato "porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a offrire prestazioni sessuali". E chi contravverrà all'ordinanza andrà incontro a una multa: 150 per le prostitute, 200 per i clienti. E, francamente, non capisco la disparità. Tra qualche giorno, per vicoli e carruggi, vi potrebbe capitare di assistere a simile scena: prostituta con borsetta, improfumata, arrossettata e imbellettata che dal suo angolo-posto-di-lavoro si rivolge a un passante dicendo "ciao bello, che freddo belìn". Quello magari risponde "già, proprio freddo". E lei, ancora, "comunque se vieni di là ti faccio 50". E a questo punto sbuca il vigile urbano che ha sentito tutto et voilà. Multa: 150 a lei, 200 a lui. Un'ordinanza, spiegano al comune di Genova, che non vieta la prostituzione - d'altronde in Italia non si può - ma vuole contrastare il mercato della carne a cielo aperto e a qualsiasi ora del giorno e della notte. Faber, che così cantava, non avrebbe condiviso: Via del Campo c'è una puttana/ gli occhi grandi color di foglia/ se di amarla ti vien la voglia/ basta prenderla per la mano/ e ti sembra di andar lontano/ lei ti guarda con un sorriso/ non credevi che il paradiso/ fosse solo lì al primo piano. Intanto le graziose (e così si chiama l'associazione delle prostitute) hanno già pronta una valanga di ricorsi: vogliamo verificare con i nostri legali il testo dell'ordinanza - dicono - perchè ci sono alcuni passaggi davvero oscuri. Come i vicoli di Genova.

A questo punto non vi resta che preparavi una PUTTANESCA AL BASILICO (per 4 persone)

Ingredienti:
  • 350g di bucatini
  • 250g di pomodori ciliegio
  • 150g di olive taggiasche
  • 2 spicchi di aglio
  • 1 cucchiaio di capperi di Pantelleria
  • 4 acciughe sottosale
  • olio extra vergine di oliva
  • peperoncino
  • basilico
  • sale
Prendete una padella abbastanza capiente in cui verserete una quantità di olio sufficente per il soffritto. Sbollentate in un tegame i pomodori dopo aver fatto un'incisione a X alla base. Spelate i pomodori, privateli dei semi e riduceteli a listarelle. Snocciolate e tagliate a coltello e in modo grossolano le olive. Tagliate a pezzettini le acciughe. A parte preparate la salsa di basilico. In un mortaio (ma va benissimo anche un mixer) sufficienti foglie di basilico, i capperi e l'olio. Pestate fino a ottenere una crema o attacate la spina e mixate. La salsa deve rimanere densa e non liquida. Tenetela da parte. Nella padella con l'olio aggiungete gli spicchi d'aglio vestiti (che poi toglierete) e le olive. Lasciate andare per qualche minuto e aggiungete i filetti di pomodoro e i semi di peperoncino. Abbondate perchè il sugo deve essere molto piccante. Scolate i bucatini e mantecate in padella aggiungendo un filo di olio a crudo. Impiattate e concludete aggiungendo un po' di salsa al basilico che darà colore e smorzerà il piccante. Non aggiungete sale nè al soffritto nè alla salsa, sono entrambi già sapidi.

Vino: Fiano di Avellino Docg